Nella seconda metà del XVIII secolo, la Compagnia delle Indie Orientali aveva consolidato il proprio predominio sui traffici commerciali nel subcontinente indiano, in Birmania, Singapore e Hong Kong. Fondata nel 1600 per volontà della regina Elisabetta I, grazie a una patente reale che le conferiva il monopolio commerciale, la Compagnia divenne in pochi decenni la più potente impresa dell’epoca. Estese la sua influenza anche ai settori militari e organizzativi dell’Impero britannico, fino a raggiungere una vera e propria sovranità territoriale.
L’arrivo di George Bogle in India
Nel 1770, George Bogle arrivò a Calcutta a 24 anni. Era nato nel 1746, secondo figlio di una famiglia della piccola nobiltà scozzese. Il padre, ricco mercante, aveva forti interessi nel commercio del tabacco. Dopo un periodo di studi e apprendistato sotto la guida del fratello, grazie ai contatti familiari ottenne un incarico presso la Compagnia delle Indie Orientali.
Al suo arrivo, Calcutta era il centro del potere britannico in India. Il paese era duramente colpito dagli effetti della catastrofica carestia del Bengala, che causò la morte di oltre dieci milioni di persone. Secondo gli storici, una delle principali cause della tragedia furono proprio le politiche economiche della Compagnia, incentrate sullo sfruttamento delle risorse e sulla massimizzazione dei profitti.
L’ascesa di Bogle e la missione in Tibet
Bogle si fece presto notare per il suo carattere vivace e le capacità organizzative. In poco tempo ottenne incarichi di rilievo e divenne segretario personale di Warren Hastings, governatore generale della Compagnia. Nel 1774, Hastings gli affidò una missione per esplorare i territori sconosciuti a nord del Bengala.
Nel 1773, il raja di Cooch Behar aveva chiesto l’intervento britannico contro un’invasione guidata da Zhidar, sovrano del Buthan. In cambio del riconoscimento della sovranità britannica sul regno, Hastings inviò truppe che respinsero gli invasori. Zhidar fu deposto a causa del malcontento popolare e delle sue relazioni sospette con la dinastia Qing. Al suo posto fu insediato un sovrano più favorevole ai rapporti con l’Impero britannico.
Questa situazione incoraggiò Hastings a promuovere la missione non solo per motivi geografici e scientifici, ma soprattutto per aprire una via commerciale con il Tibet.

Gli obiettivi della spedizione
Nella lettera di incarico, Hastings scriveva che l’obiettivo era “avviare una relazione commerciale reciproca e paritaria tra gli abitanti del Buthan (Tibet) e del Bengala”, valutando le merci da scambiare e lo stato delle strade verso Lhasa e i territori confinanti.
La spedizione includeva anche il medico militare Alexander Hamilton e un emissario del Panchen Lama. Nonostante le difficoltà iniziali, legate all’instabilità politica e all’opposizione cinese, Bogle riuscì a raggiungere il Tibet. Fu ricevuto da Lobsang Palden Yeshe, sesto Panchen Lama e allora governatore del paese.
L’incontro con il Panchen Lama
L’evento fu immortalato in un celebre dipinto di Tilly Kettle, che ritrae Bogle in abiti buthanesi mentre porge una sciarpa cerimoniale al Panchen Lama. Il quadro, datato 1775, celebra l’accordo commerciale siglato tra la Compagnia e le autorità tibetane.
Durante i sei mesi trascorsi a Shigatze, Bogle studiò a fondo la cultura e la politica tibetana. Nei suoi scritti descrisse il paese come un luogo idilliaco e quasi magico, anticipando nell’immaginario occidentale il mito di Shangri-La. Secondo alcuni studiosi, le sue vicende ispirarono Rudyard Kipling per il romanzo Kim.
L’eredità della missione
La missione fu comunque un punto di svolta per i rapporti commerciali tra la Compagnia e il Tibet. Il suo resoconto, pubblicato da Clement R. Markham nel 1876 con il titolo Narratives of the Mission of George Bogle to Tibet, and of the Journey of Thomas Manning to Lhasa, contiene i diari di viaggio di Bogle e un’analisi dettagliata degli aspetti politici, culturali e ambientali del territorio.

Tornato in India, per esaudire una richiesta del Panchen Lama, Bogle fece costruire un tempio buddista sulle rive del Gange, destinato ai monaci locali. Morì a Calcutta nel 1781, a soli 35 anni, probabilmente a causa del colera, e fu sepolto nel South Park Street Cemetery della città.